A volte capita. Non a tutti, certo. E nemmeno così spesso.
Però capita. Perciò decidi di aspettare.
Pare che la pioggia a volte si frantumi sul lunotto della volante come le chiacchiere del maresciallo, per essere poi presa a sberle dal tergicristallo.
Nuovamente ci imbarchiamo. Il rombo del motore e lo stacco dalla banchina mi tolgono definitivamente dalla testa il tipico torpore digestivo di un pranzo luculliano.
L’ufficio era al quarto piano di uno di quegli edifici cadenti della zona vicino alla stazione. Nell’ingresso, ristrutturato da poco, si sentiva ancora l’odore di vernice.
Quella notte mi trovavo in cima alla torre più alta, dove ero già stata la mattina precedente.
Una notte splendida, stellata!
Siamo proprio a cavallo del secolo. I nuovi palazzi umbertini scandiscono il quartiere residenziale in una sequenza di blocchi regolari, ordinati, identici in altezza, lunghezza, distribuzione delle finestre; differiscono appena per i colori, scelti in una gamma limitata che va dall’ocra al rosso antico: colori freschi, nuovi, non ancora aggrediti dalla polvere delle strade, dalla fuliggine dei camini.
…Sto per trasferirmi a Perugia… Via Appia, con Adele… Ho ritrovato qualche bicchiere di Sadi… Penso spesso a lei, mi piacerebbe scriverle, la rievocherò con un caro ricordo…
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