La ritrovarono legata al letto, imbavagliata, senza più vita negli occhi neri che fissavano il nulla.
La ritrovarono dopo una settimana, anche se nessuno s’era dato la pena di cercarla o di chiedere sue notizie.
I poliziotti irruppero nella piccola stanza ammobiliata sopra al Blue Night, spaventando il barista del locale che, terrorizzato, stringeva ancora la cornetta del telefono col quale li aveva chiamati.
“Doris…”, ripeteva. “Doris… perché?”
L’avevano legata, imbavagliata, e avevano lasciato che morisse così – per mancanza di cibo, di liquidi, d’ossigeno forse. La stanza sembrava un forno crematorio e il medico legale attestò la disidratazione del cadavere, promettendo ulteriori accertamenti.
“Autopsia…”, balbettò il barista. “No… a Doris no…”
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